Mostra UNA NUOVA META – La più grande avventura polare: Shackleton e la missione Endurance

Inaugurazione Mostra:

domenica 5 ottobre 2014 ore 16,00

transetto chiesa dell’Assunta

interverranno: Mirella Tenderini, biografa di Shackleton, Fulvio Casari, esploratore polare, Maria Angela Masini, direttore del Museo Nazionale dell’Antartide-Sede di Genova.

Orari apertura al pubblico:

(fino al 19 ottobre)

da lunedì a venerdì ore 17 – 19

sabato e domenica ore 10-12 e 15-19

(ingresso libero)

 

La manifestazione non profit è presentata da AssociazioneArcobaleno Vigentino onlus

con il patrocinio del

Comune di Milano, consiglio di zona 5

Consolato britannico di Milano

 

info:

UnaNuovaMeta@Gmail.com

www.facebook.com/UnaNuovaMeta

Oscar Magrassi 3498024375

Sono trascorsi ormai cento anni da quando, una mattina di agosto del 1914, in un porto dell’Inghilterra, con i primi bagliori all’orizzonte del primo conflitto mondiale, salpa la nave Endurance. A bordo vi è un equipaggio di 27 uomini, tutti scrupolosamente selezionati dall’esploratore di origini irlandesi Ernest Shackleton, che è a capo della spedizione; l’obiettivo comune è quello di superare l’ultima grande frontiera del mondo dei ghiacci: attraversare l’Antartide da ovest ad est a piedi. Ripartita in dicembre dalla Georgia Australe, la nave Endurance dopo qualche settimana di viaggio, si trova inopinatamente imprigionata nei ghiacci, impossibilitata a raggiungere il continente antartico. Inizia così per gli uomini dell’equipaggio una odissea di ventuno mesi che li vedrà accamparsi sulla banchisa, navigare su scialuppe verso l’isola di Elefante, quindi attendere per mesi i soccorsi, confidando tutte le speranze di salvezza al tentativo estremo di Shackleton di raggiungere nuovamente la Georgia Australe, con pochi uomini, in un viaggio temerario di centinaia e centinaia di miglia. Ma alla fine Shackleton riporta in patria tutti i suoi uomini. Non raggiunge né il Polo, né riesce a toccare terra in Antartide, ma solo grazie alla sua capacità di leadership salva ogni uomo sotto il proprio comando. Shackleton ha la stima incondizionata dei propri uomini perché non recita, dà l’esempio con la propria vita in momenti di straordinario pericolo e smarrimento. Resiste alla solitudine senza farsi trascinare nel gorgo della depressione; quando l’ignoto non è più speranza o curiosità, ma rischia di diventare cupa minaccia, alza lo spessore della resistenza umana. E’ capace di trasmettere un senso di alterità rispetto alla banalità degli atteggiamenti opportunistici e cinici, perché ha già sofferto nella vita e ha appreso cosa vuol dire essere comandati da chi non ha sensibilità umana. Mantiene la disciplina, ma al contempo nel gruppo preserva un clima sereno, a volte anche allegro e comunque sempre di fiducia, in cui ognuno si sente valorizzato. Il suo stile si riassume nelle parole discrezione e condivisione. Capisce con l’esperienza sul campo e le mille letture di una vita, che gli esseri umani, tutti, sono la ricchezza da proteggere, costi quel che costi. È combattuto in ogni momento dal demone che lo tenta nella scelta tra gloria personale e attenzione verso i propri uomini, tra spirito di rivalsa e continua ricerca di soluzioni ragionevoli. Ma sa di essere l’unica speranza per i suoi uomini e capisce che ogni membro dell’equipaggio deve essere e sentirsi utile. Shackleton ci insegna che nella vita con onore si può perdere, mai si deve vincere senza dignità. È segnato nel fisico dall’asprezza dell’ambiente; i propri progetti, minuziosamente e meticolosamente pianificati, vengono fatti crollare con irriverenza dal destino, ma il proprio animo non viene esacerbato dagli eventi. La storia della spedizione Endurance ha una forza narrativa propria, è una storia controcorrente che racconta nelle vicissitudini dei momenti di attesa e di viaggio la bellezza dell’esistenza, la meraviglia del vivere. Il tempo ha fatto perdere a poco a poco le tracce di quella spedizione e se idealmente potessimo fare una foto di gruppo ai più grandi scopritori dell’era moderna, Shackleton sarebbe posizionato, nell’immaginario collettivo, ormai inesorabilmente in seconda fila. Eppure chi conosce la storia degli uomini dell’Endurance non la dimentica più. La conosce bene ad esempio, James Lovell, il comandante della famosa missione Apollo XIII della Nasa – capace di superare ogni imprevisto nel salvataggio della propria navicella spaziale ispirandosi allo stile di leadership dello scopritore irlandese. Anche Lovell non ha mai raggiunto la propria meta, la Luna, ma siamo sicuri che se ci fosse lui dietro l’obiettivo della fotocamera per la foto di gruppo, esclamerebbe: ‘Lei, Shackleton, venga avanti. Il suo posto è in prima fila’. Cento anni fa, come oggi, ogni attimo della nostra vita ci riserva Una Nuova Meta.     (Oscar Magrassi)