sabato 5 novembre
ore 15.00 ritrovo in piazzale Lotto (M1 e M5) angolo via Gavirate e avvio del cammino
a piedi (circa mezz’ora)
ore 16.00 preghiera giubilare e passaggio della Porta Santa
presentazione del beato don Carlo Gnocchi
Messa e conclusione del pellegrinaggio
chi non se la sente di fare il pellegrinaggio a piedi può arrivare alle 16.00 direttamente al Santuario (via Capecelatro 66 – M5 San Siro Ippodromo)
Il Papa ha voluto che ci fossero Porte Sante ovunque e non solo a Roma, e così ci ha semplificato la vita, ma è vero anche il contrario, perché in questo modo ci costringe a confrontarci con l’esigentissima idea che l’esperienza della misericordia ha a che fare non con fatti eccezionali ma con la vita quotidiana. È a portata di mano. È un Padre che ci aspetta tutti i giorni. […] È ovvio che varcare una porta è un gesto, oltre che liturgico, anche simbolico, direi fortemente simbolico. Varcando la porta santa noi entriamo in un’altra stanza, luogo, dimensione; abbandoniamo la nostra alterigia, il nostro egoismo, l’orgoglio, l’errore, la vendetta, il rancore, ed entriamo, varcando la soglia, nel territorio dell’ascolto, della disponibilità, della mitezza, della riconciliazione, dell’accoglienza, del perdono, della misericordia: perché oltre quella porta ad aspettarci c’è il Padre. Quindi se il valore del varcare una porta è simbolico, varcare la porta santa di una chiesa “qualunque” è per davvero un gesto santo e misericordioso. […] Ma se la porta di San Pietro è santa e misericordiosa, e lo sono anche molte altre porte di molte altre chiese sia dell’Alto milanese, della Barbagia, della valle Tiberina, delle Langhe, del Tavoliere delle Puglie e del parco del Pollino, non è che Francesco, sotto sotto, ci sta dicendo, che per ogni cristiano ogni porta è santa? Compresa la porta che dal tinello conduce in cucina, dove la moglie sta preparando le lasagne? O che dal corridoio porta nella camera di nostro figlio? O che dal portone ci introduce nell’appartamento del nostro amico, o la porta a vetri che ci fa entrare in ufficio, o tutte le porte che ci conducono sui posti di lavoro, di divertimento, di perdizione? Perché aperta una porta c’è sempre qualcuno ad aspettarci. La porta più difficile da varcare è quella che apriamo ogni mattina, quella della camera da letto, la prima apertura verso il mondo, verso gli altri. Francesco, che oltre che intendersi di un sacco di cose tra cui la teologia, la preghiera e la liturgia, è anche un esperto di serramenti, sa che le porte sono fondamentali nella vita di ogni cristiano, e come un buon falegname ci spinge leggermente, sussurrandoci che le porte devono essere aperte e varcate.
(Stralci dell’articolo di Giacomo Poretti – Avvenire 15 ottobre 2016)